Teatro:
Frate Cipolla
Al momento della funzione pomeridiana, dopo che grande folla è accorsa in chiesa, quando Fra’ Cipolla si appresta a mostrare la reliquia si accorge dello scherzo. Senza scomporsi comincia un lungo discorso in cui rievoca i suoi viaggi in quelle che appaiono terre straniere ma che possono anche essere strade o luoghi di Firenze, in cui evoca eventi normalissimi ma fatti passare per straordinari, in cui enumera stupefacenti reliquie donategli, come il "dito dello Spirito Santo" o una "delle coste del Verbum-cao-fatti-alle-finestre". E alla fine attribuisce un miracolo a Dio che gli ha fatto prendere la cassetta dei carboni con i quali fu arrostito san Lorenzo (del quale da lì a due giorni si celebra la festa) anziché quella simile della penna dell’Agnolo Gabriello.
I certaldesi, convinti dall’eloquio del frate, si fanno fare grandi croci con i carboni sugli abiti bianchi e offrono maggiori offerte di quanto avrebbero avuto intenzione.
Così i due amici, che credevano di schernire il frate, rimasti da lui scherniti, gli rivelano lo scherzo e gli restituiscono pure la penna.
XII / XX